JOBS ACT: saremo tutti precari a vita!

Il Premier Renzi e il Ministro Poletti

Il Decreto Poletti su contratti di lavoro a tempo determinato (DL 34/2014) , conosciuto come “jobs act”, voluto fortemente dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, non solo non risolve il problema della mancanza di lavoro in Italia, ma anzi creerà l’effetto opposto, cioè  quello di precarizzare ulteriormente il lavoro in Italia, come se il lavoro in Italia non fosse già abbastanza flessibile! La direttiva europea 1999/70/CEE sul lavoro a tempo determinato, dice chiaramente che i contratti a termine per essere legittimi, e quindi prevenirne gli abusi, prevede che siano determinati da “condizioni oggettive, quali il raggiungimento di una certa data, il completamento di un compito specifico o il verificarsi di un evento specifico”.

Inoltre, la direttiva europea 1999/70/CEE, prevede anche per che contratti a termine ci siano ragioni obiettive per la giustificazione del rinnovo dei suddetti contratti o rapporti”. In pratica il jobs act cancella la causalità per il rinnovo dei contratti di lavoro a termine. Non essendo più obbligati a giustificare il contratto a termine, i datori di lavoro avranno mano libera per le assunzioni di questo tipo e così la forma più comune di contratti di lavoro diventerà quella a termine, privi di motivazioni per 36 mesi e con continue proroghe (fino a 8 in 3 anni). Precari a vita!
Inoltre la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 41/2000, riferendosi ai rapporti a termine senza causale ha già dichiarato in passato che “la liberalizzazione … [dei contratti a termine] comporterebbe non una mera modifica della tutela richiesta dalla direttiva, ma una radicale carenza di garanzie in frontale contrasto con la lettera e lo spirito della direttiva suddetta, che neppure nel suo contenuto minimo essenziale risulterebbe più rispettata”

Il deputato Cominardi

Il deputato M5S Claudio Cominardi (Commissione Lavoro) afferma che in questo modo decadono anche altri diritti fondamentali per i lavoratori, come ad esempio il diritto allo sciopero, alla maternità, alla richiesta di maggior sicurezza e salubrità degli ambienti di lavoro, perchè il dipendente è sempre sotto ricatto; «Pensate ad una donna che rimane incinta un mese prima del rinnovo del contratto!» queste le sue conclusioni e non gli si può dar torto. Il deputato aggiunge che come deterrente, e giusto indennizzo il suo gruppo ha presentato tra le proposte una che è veramente interessante: «sarebbe opportuno prevedere un’indennità di precarietà pari al 30% della busta paga per chi è assunto a tempo determinato, come propone il premio Nobel J. Stiglitz, già consigliere di Obama, non proprio un marxista…».


Inoltre, l’accordo quadro sul lavoro a tempo determinato (CES-UNICE-CEEP), incluso nella direttiva europea 1999/70/CEE, prevede che i contratti a tempo indeterminato sono e continueranno ad essere la forma comune dei rapporti di lavoro fra i datori di lavoro e i lavoratori. Esse inoltre riconoscono che i contratti a tempo determinato rispondono, in alcune circostanze, sia alle esigenze dei datori di lavoro sia a quelle dei lavoratori”
Peccato che in Italia non sarà più così e grazie al Decreto Poletti, saranno i contratti a tempo a determinato a diventare la forma più comune di rapporto di lavoro.
Il Decreto Poletti (DL 34/2014), viola in maniera evidente la direttiva europea 1999/70/CEE ed l’1 Aprile l’Associazione Giuristi Democratici ha presentato formale denuncia al Segretariato della Commissione Europea, perchè apra quanto prima una procedura d’infrazione contro la Repubblica Italiana, ai sensi dell’articolo 258 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE). Il Jobs act non da un futuro ai lavoratori e ai giovani in cerca di lavoro, ma glielo cancella o quanto meno lo rende precario a vita.
Alberto Fossadri

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