Moby Prince: era americana una delle navi fantasma

Nel disastroso impatto tra la Moby Prince e la petroliera dell’Agip che causò 140 morti erano coinvolte diverse navi “fantasma”, oggi una delle stesse è stata scoperta: è americana.

Secondo una perizia condotta da esperti consultati dai figli del comandante del Moby Prince, la misteriosa Theresa che lascia traccia audio nelle registrazioni di quella notte è una delle navi militarizzate Usa che erano nella rada livornese. “Dalle nostre comparazioni – spiega Gabriele Bardazza, l’esperto nominato da Angelo Chessa, figlio del comandante della Moby Prince – si evince che Theresa è il Gallant 2, una delle navi militarizzate che quella notte erano impegnate nel trasporto di armi presso la base di Camp Darby.

La storia
Il 10 aprile 1991 si consuma a Livorno la tragedia del Moby Prince. Solo negli ultimi anni si è tornati a parlare del traghetto, da quando è uscito un libro-inchiesta di Enrico Fedrighini e  l’avvocato Carlo Palermo ha assunto il patrocinio di parte civile dei familiari del comandante Ugo Chessa (vittima dell’incidente). L’esposto presentato alla Procura di Livorno dall’ex giudice ha portato nell’ottobre 2006 alla riapertura dell’inchiesta, collocando la disastrosa collisione fra il traghetto e la petroliera della Snam Agip Abruzzo nel contesto di un’operazione militare americana coperta, nel corso della quale si trasbordavano centinaia di tonnellate di armi di cui non si conosce la destinazione.
Finora il disastro del Moby Prince non era mai stato collegato ai fatti che stiamo raccontando. C’è tuttavia questo dato incontrovertibile: a bordo del traghetto sono state individuate dalle perizie ordinate dalla Procura della Repubblica di Livorno tracce di miccia detonante alla pentrite e dell’esplosivo militare T4-Rdx, dello stesso tipo di quello trafficato da Monzer Al Kassar. E nello stesso porto di Livorno c’è la presenza – prima, durante e dopo il disastro – dell’ammiraglia della Shifco, la flottiglia di pescherecci partner di Al Kassar in alcuni dei suoi trasporti di armamento e di esplosivo.
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Ricordiamo i fatti: l’incidente del Moby Prince, avvenuto la sera del 10 aprile 1991, è costato la vita a centoquaranta persone. Una tragedia tuttora senza una spiegazione esauriente, accaduta in una serata in cui nella rada di Livorno si trasbordavano ingenti partite di armi fra diverse navi militari (e civili-militarizzate) americane, e in cui diverse navi «fantasma» circolavano tranquillamente in mezzo al traffico nautico civile.
La perizia sul traghetto parla chiaro, a proposito di pentrite e Rdx: «I residui dei sette esplosivi trovati nel locale bow thruster potrebbero provenire sia da esplosivi puri presenti nello stesso contenitore sia da differenti composizioni prodotte per altri fini. Considerando l’elevata probabilità che cinque di essi (Ng, Egdn, An, Tnt, Dnt) provengano da un esplosivo commerciale per uso civile, mentre gli altri due (Petn e T4) o da un esplosivo plastico come il Semtex H o da un booster (T4) o da una miccia detonante (Petn), si può affermare di essere in presenza di un congegno esplosivo al quale manca, per essere completo, solo il detonatore».
Perché l’esplosione? Che c’entra con quanto avvenne subito dopo, ossia la collisione con la petroliera? Questi e moltissimi altri interrogativi sulla tragedia del Moby Prince non hanno mai trovato risposta. Ma tra i tanti misteri che circondano la vicenda ce ne sono alcuni che riguardano molto da vicino la storia che stiamo raccontando.
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La vicenda giudiziaria del Moby Prince – occorre ricordarlo – si era chiusa senza una convincente ricostruzione dei fatti e senza veri responsabili: fu comminata qualche lieve condanna (per di più prescritta) per reati minori. Dopo di che sul caso era sceso il silenzio.
La verità ufficiale raccontava che la tragedia si era verificata per via di una fitta nebbia calata sulla rada di Livorno, a cui erano seguite negligenze e distrazioni di varia natura da parte di alcuni dei protagonisti. Solo questo.
In seguito è emerso con chiarezza che la nebbia non c’era e non poteva essere tra le cause del disastro, rimasto peraltro senza spiegazioni plausibili. L’avvocato Carlo Palermo ha scovato un documento mai rintracciato prima, il registro dell’avvisatore marittimo del porto di Livorno, nel quale c’è una chiara annotazione sulle condizioni di visibilità al momento del disastro: «Condimeteo alle 22.27: cielo sereno, mare calmo, vento da Sud (160°) 2/3 nodi, visibilità 5/6 miglia».
Nulla è stato chiarito riguardo alla misteriosa presenza di diverse navi militari degli Stati Uniti, niente sulle operazioni che stavano conducendo, né sul cono d’ombra che aveva disturbato le comunicazioni e i radar, niente riguardo la totale inefficacia dei soccorsi. Nulla neppure su molte azioni dolose – seppure ben individuate dall’inchiesta – che hanno preceduto il disastro, né infine sulle tante omissioni e manomissioni avvenute dopo, nel corso delle indagini.
È a questo coacervo di misteri che ha cercato di rispondere l’avvocato Palermo. Come? Andando a verificare, come primo passo, le entrate e le uscite delle chiatte che transitano lungo uno stretto canale di collegamento fra la vicina base americana di Camp Darby e il porto di Livorno. Una verifica che non aveva mai fatto nessuno. Cosa scopre? Che la movimentazione di materiale bellico, quel 10 aprile ma anche nei giorni precedenti, era tutta in uscita dalla base americana e non in entrata. Significa che la sera del 10 aprile le operazioni in corso non erano dovute – come indicato dalla documentazione fornita dalle autorità USA – al rientro di armamento dalla prima guerra del Golfo appena terminata, ma in uscita. L’armamento viene portato fuori dalla base, per essere imbarcato nelle navi americane in rada. E mandato dove? L’avvocato Palermo, allora, va a cercare il registro dell’avvisatore marittimo e scopre che il 10 aprile ci sono ben sette navi militari americane presenti nella rada di Livorno. Non solo, ma che sono là anche nei giorni precedenti, e che stanno imbarcando armi ed esplosivo. Perché?
Ecco la risposta di Carlo Palermo: «In quel momento era in corso una grande operazione militare americana. Quale? Ce n’è una sola che prende avvio in quei giorni, chiamata “Provide Comfort”. Ufficialmente un intervento umanitario nel Kurdistan iracheno che seguiva la conclusione della guerra del Golfo. Una operazione su cui il Congresso USA ha svolto un’indagine, terminata senza aver potuto accertare alcunché di concreto, nata dal sospetto che tra l’aprile del 1991 e il 1996 tale operazione, sotto la copertura “umanitaria”, fosse utilizzata per fare dell’altro, tenendone all’oscuro le stesse istituzioni degli Stati Uniti. Un caso nato dalla strage di militari di diversi paesi causata dall’abbattimento, da parte dei caccia americani, di due elicotteri USA in volo segreto sull’Iraq, nella no-fly zone, con i segnali elettronici di identificazione disattivati. Per di più il 10 aprile 1991 era l’ultimo giorno dell’”emergenza Golfo” dovuta alla guerra ormai conclusa. Dall’ 11 aprile alcune operazioni militari non sarebbero state più consentite. Questo potrebbe spiegare i movimenti in rada di diverse imbarcazioni che navigavano sotto nomi di copertura e che si sono dileguate appena si è verificata la collisione. Lo sappiamo da alcune frettolose comunicazioni radio, nelle quali le imbarcazioni fantasma Teresa e Ship One si parlano».
Quindi, tutti sapevano. I registri parlano chiaro. Erano presenti persino navi militari italiane. Le autorità portuali erano a conoscenza di quello che stava avvenendo. Tutti sapevano, ma hanno taciuto, e le prove dell’operazione militare sono state occultate, sottratte o ignorate.
«Non può che trattarsi – aggiunge Palermo – di operazioni illegali di traffico d’armi, condotte da apparati militari stranieri e da navi civili non identificate nel nostro territorio nazionale, allo scopo di mandare illecitamente armamento di Camp Darby verso destinazioni ignote. Il disastro del Moby Prince avrebbe acceso i riflettori su ciò che doveva rimanere oscuro. Se è così, la collisione avrebbe creato un problema di tale portata che l’occultamento del traffico d’armi divenne prioritario anche sui soccorsi e, poi, sulla ricerca della verità.»

Vedi anche:
Segreto di Stato: l’Italia e le armi “scomparse”
4 MLD €: mercato delle Armi italiano nel 2011

Fonti:
-http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/04/08/Moby-Prince-svelata-nave-fantasma-militare-Usa-_8519140.html
-http://byebyeunclesam.wordpress.com/2011/04/09/livorno-10-aprile-1991/

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